Mercoledì, 13 Febbraio 2019 - 16:46

Il comparto zootecnico siciliano è un ingente patrimonio produttivo. Chiesti al Governo impegni precisi anche per le aziende lattiero-casearie.

La vibrata protesta di questi giorni dei pastori sardi che rivendicano un prezzo più equo per il latte ovino risveglia un problema che da anni affligge anche il comparto lattiero-caseario siciliano.

Se da un lato i produttori non riescono a coprire i costi di produzione dall’altro i consumatori acquistano i prodotti lattiero-caseari a prezzi sempre più elevati, considerato che il ritiro da parte dell’industria di trasformazione avviene a prezzi bassissimi per i produttori. Quindi esiste un divario tra il prezzo alla produzione e quello al consumo che dev’essere assolutamente ridotto se non si vuole continuare ad assistere all’ incancrenirsi di una crisi che sta portando al collasso totale del settore anche in Sicilia.

Alla luce delle continue criticità del settore ho chiesto al Presidente del Consiglio e al Ministro per le Politiche Agricole interventi mirati e concreti anche per la Sicilia dove la zootecnia è un comparto strategico. Basti pensare che sono oltre un milione gli ovini ed i caprini nell’Isola con almeno 8 mila addetti che diventano circa 22 mila con l’indotto non solo familiare.

Un settore che soffre la crisi strutturale dell’economia siciliana e nazionale, più in generale. La zootecnia in Sicilia è orfana di una politica regionale che è rimasta in disparte disinteressandosi delle criticità che hanno ridotto fortemente i livelli di produttività e la produzione proveniente dall’allevamento ovino e caprino. Il comparto da anni rivendica l’aumento del prezzo del latte ovino e caprino, dell’agnello, del pecorino siciliano, la valorizzazione della lana e l’adozione di una politica che incentivi la vendita diretta delle produzioni casearie da parte degli allevatori e che fermi le importazioni che distruggono le produzioni locali.

E’ importante che insieme agli urgenti provvedimenti da prendere per il comparto sardo si pensi anche a quello siciliano per impedire la dispersione di un ingente patrimonio produttivo a garanzia delle centinaia di aziende che operano in Sicilia che importa piu' dell'ottanta per cento del proprio fabbisogno di latte.

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